“Umbria” in etichetta sui vini di Montefalco e Spoleto

Modifiche ai disciplinari in vista

Dopo aver speso l’ultimo biennio a promuovere in giro per l’Europa e per il mondo il brand regionale, l’Umbria si prepara a “comparire” anche sulle etichette dei suoi vini simbolo. Grazie alle modifiche in vista sui disciplinari di produzione, in primis quello del Sagrantino di Montefalco Docg, la parola “Umbria” potrà essere usata dai produttori sull’etichetta dei vini rossi e bianchi per connotarne ancor più l’origine.

L’intenzione del Consorzio tutela Vini Montefalco, come rivela in anteprima a WineMag.it il presidente Filippo Antonelli, è dare seguito al lavoro compiuto dalle autorità regionali per la promozione del brand “Umbria”. Una novità che interesserà anche i vini della zona annessa di recente al Consorzio, quella di Spoleto.

La possibile modifica dei disciplinari di produzione necessaria per poter inserire su base facoltativa la parola ‘Umbria’ in etichetta – commenta Antonelli – è frutto di un’idea nata dal lavoro congiunto con Regione Umbria, per la promozione delle denominazioni di Montefalco e Spoleto soprattutto sul mercato svizzero e tedesco».

Quella del Consorzio umbro non è una scelta isolata nel panorama del vino nazionale italiano. Tra gli ultimi ad aver introdotto la novità a livello italiano ed europeo, nel luglio 2020, c’è l’ente di tutela del Vino Nobile di Montepulciano Docg.

La parola “Toscana” deve infatti comparire non solo sulla Docg, ma anche sulle etichette di Rosso di Montepulciano Doc e Vin Santo di Montepulciano Doc. Un modo in più per distinguere – da quelle abruzzesi – le produzioni toscane che rimandano al “Montepulciano”. Scelta simile anche in Sicilia, che da anni investe sul proprio brand regionale.

IL BILANCIO DEL 2020
In merito invece all’anno appena concluso, le Denominazioni del vino dell’Umbria possono tirare, tutto sommato, un sospiro di sollievo. «I numeri relativi agli imbottigliamenti e alle fascette consegnate – rivela ancora Filippo Antonelli a WineMag.it – dicono che i nostri vini hanno retto piuttosto bene all’urto della pandemia Covid-19, segnando sì un ridimensionamento, ma non drammatico».

Determinante a risollevare le sorti è stata l’estate 2020, in cui abbiamo lavorato parecchio con il turismo locale. Per fortuna i nostri vini possono affinare a lungo, salvo il Grechetto, proposto in larga maggioranza come vino di pronta beva.

Persino il Trebbiano Spoletino, largamente insufficiente a coprire le richieste mercato, guadagna in complessità nel tempo. Il 2020, in definitiva, è stato un anno duro dal punto di vista finanziario, ma a livello di credito e aiuti, lo Stato ha messo a disposizione delle imprese qualche strumento utile.

E il 2021 come è iniziato? «L’Europa del Nord un po’ si muove – commenta Antonelli – e anche gli Stati Uniti mostrano qualche segnale incoraggiante, seppur ancora timidamente. Sono sicuro ci sarà un grande boom e un grande interesse attorno al vino quando usciremo dalla pandemia: si tratta di tenere duro fino a quel giorno».

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